Il brano evangelico illustra l'atteggiamento di attesa del discepolo, in allerta per l'arrivo certo del Signore, ma senza preavviso - in abiti da lavoro, con le lampade accese per illuminare la notte, pronto a dargli la giusta accoglienza. E l'attesa può essere lunga. Come la vita di Madre Lina. Per lei arrivò finalmente il momento del ritorno del Signore e fu pronta ad aprire subito la porta e ad accoglierlo quando bussò. Un'attesa lunga, ma con l'anima sempre pronta a percepire il minimo accenno del suo arrivo.
È nata vicino a Lodi, come Madre Cabrini, e ne ha respirato l'aria e il clima, a partire dalla solida fede della propria famiglia, saldamente attaccata al Signore. Come Madre Cabrini ha attraversato i continenti per svolgere i compiti che le erano stati affidati ed è stata Superiora Generale a Chicago, Melbourne, New York, Milano e Roma (1972-2008), concludendo la sua esistenza qui dove è fiorita l'impresa della Santa Fondatrice.
La sua è stata una vita attiva e laboriosa, che ha sempre comportato ruoli di responsabilità in diversi ambiti: nelle scuole, negli ospedali, nell'amministrazione, nella guida di comunità locali o della Provincia o dell'intero Istituto delle Missionarie del Sacro Cuore (per 12 anni), ed è stata discretamente pronta anche nei suoi ultimi giorni segnati dai limiti dell'età. "Beati i servi che il Signore trova svegli quando viene". Ha vissuto la sua responsabilità nella pazienza del servire, nella fermezza del guidare, nell'amorevolezza verso le sorelle da accompagnare nella fedeltà al proprio carisma e alla propria missione. Alla fine del suo mandato di Madre Generale anche la sua famiglia religiosa riconobbe la sua maternità esprimendosi così: "Ti ringraziamo perché ci sei stata vicina nelle ansie e nelle speranze della nostra vita personale, comunitaria e apostolica. Ci hai accolto quando ti abbiamo cercato, ci hai aiutato quando è stato possibile, ci hai compreso nelle nostre necessità e hai sempre pregato per noi".
Madre Lina sentì l'urgenza missionaria propria del carisma cabriniano investendo le sue risorse nei compiti che di volta in volta le venivano affidati in un raggio d'azione sempre più ampio, allargando i confini della sua competenza attraverso la sua ricca esperienza e conoscenza di ambiti e situazioni disparate, sostenuta dal motto che ispirava Madre Cabrini "Tutto posso in Colui che mi dà forza". La perseveranza nell'opera di mantenere il contatto, anche con visite, con le situazioni in cui operava la missione dell'Istituto, in un momento in cui la disponibilità di personale missionario si riduceva ed era necessario rivedere e scegliere in quali campi di azione l'Istituto poteva operare. Il suo slancio missionario, tuttavia, non diminuì e rimase fedele al progetto originario di Madre Cabrini che prevedeva la presenza di missionari che aiutassero tutti ad aprire immediatamente le proprie porte quando il Signore bussasse. E coloro che sono consacrati devono essere i primi a essere pronti per questa accoglienza. Madre Lina ha esercitato questa vigilanza in modo esemplare. E l'ha esercitata con l'ardore di chi coltiva in sé il fuoco della lampada sempre accesa della fede per illuminare la consapevolezza della propria famiglia nella notte del mondo - la sua famiglia di consacrate e di laici a cui ha dedicato tante iniziative di formazione - convegni, incontri di aggiornamento e confronto, coinvolgimento dei laici e insistenza sulla dimensione spirituale della vera devozione al Sacro Cuore. Oltre alle riflessioni che comunicava su questa dimensione essenziale della spiritualità cabriniana, lei stessa dimostrò a Codogno, attraverso la fedeltà all'adorazione quotidiana, quanto fosse decisivo l'apporto contemplativo per la missione dell'Istituto e per la salvezza del mondo. Era il pane quotidiano che bastava per la serenità e la pace di un'esistenza dedicata al Signore e al bene delle persone che la circondavano.
Non posso dimenticare il suo contributo alla riscoperta delle radici e della memoria della Santa Fondatrice anche attraverso la promozione di importanti pubblicazioni come l'Epistolario. Ho avuto modo di contattare Madre Lina come Superiora Generale perché il ripristino della memoria liturgica di Santa Francesca Cabrini nel calendario della Chiesa universale mi stava a cuore. Il motivo era che Santa Francesca Cabrini è la patrona universale dei migranti dal 1950. Madre Lina mi confermò che l'Istituto era interessato all'iniziativa e che aveva il consenso della Conferenza Episcopale Lombarda, quindi l'interesse di Mons. Fisichella e del suo Pontificio Consiglio, oltre a quello dei Migranti. La richiesta necessitava del consenso dell'Assemblea dei Vescovi italiani. Ma la Congregazione per il Culto Divino ha fatto sapere che non era più possibile aggiornare il Calendario e la questione è stata lasciata cadere. È stata una delusione. Penso che, sebbene l'iniziativa non abbia avuto un successo terreno, in cielo stia aumentando la gioia dell'incontro tra Madre Cabrini e Madre Lina, che ha così dimostrato il suo affetto e la sua sincera devozione attraverso una vita totalmente spesa a favore delle Missionarie del Sacro Cuore per il bene della Chiesa e del mondo.
Santa Maria delle Grazie, concedi pace e gioia a colei che è stata un segno efficace della sua maternità.
Grazie a S. Ecc. Mons. Iginio Passerini per questa omelia
Che anima amorosa e generosa, che certamente ha fatto tutto nel Signore! Ora suor Lina è stretta, per sempre, nell'amore di Dio!